
Lo sapevi che in Friuli Venezia Giulia esiste un borgo sommerso che riemerge dalle acque del lago solo in un determinato periodo dell’anno?
Leggendo questo articolo scoprirai come arrivare, quando vederlo e la storia del borgo di Movara al Lago di Redona
Qui di seguito ti lascio il collegamento con Google Maps cosicché, cliccando sopra al riquadro sottostante, il tragitto si aprirà automaticamente all’interno dell’App nel tuo smartphone e verrai guidato in automatico verso la destinazione.
Per parcheggiare il tuo mezzo di trasporto hai due possibilità:
Se scegli la prima opzione dal parcheggio vedrai subito il borgo di Movara e potrai raggiungerlo scendendo il versante del lago. ATTENZIONE LA DISCESA PER RAGGIUNGERE IL BORGO DI MOVARA È UN POCHINO RIPIDA!!
Invece se parcheggi davanti alla Locanda al Lago, per arrivare al borgo abbandonato dovrai proseguire a piedi per 15 minuti lungo la strada regionale 552 fino ad arrivare nel parcheggio dell’albergo Wellness Ristorante ” Da Febo”. ATTENZIONE lungo la strada non ci sono marciapiedi e bisogna prestare attenzione alle macchine che transitano.
Il Borgo di Movara non è visibile tutto l’anno ma solo esclusivamente durante il periodo di secca del Lago di Redona. Ma allora quando puoi vederlo?
Puoi vedere il Borgo sommerso nei mesi invernali da dicembre a metà febbraio o nei periodi di secca estivi. In base al livello dell’acqua che troverai potrai perfino passeggiare all’interno delle uniche tre case rimaste.
Mi raccomando essendoci moooolto fango indossa scarpe/stivali adeguati e sicuramente NON indossare scarpette da città! Quando tornerai in macchina avrai strati di fango da togliere dalle scarpe.
ATTENZIONE!! Se entri nelle case fai molta attenzione a non impantanarti!
Nella Val Tramontina, non più di 60 anni fa, c’erano tre piccoli paesini “fuori dal mondo” (Movara, Fluer e Redona Vecchina) abitati da generazioni da poche persone.
La vita in questi piccoli borghi venne stravolta all’inizio degli anni ’50 quando il gruppo SAICI (Società Anonima Agricola Industriale per la produzione italiana della Cellulosa)- SNIA e la SADE (Società Adriatica Di Elettricità) ebbero in progetto la costruzione della centrale di Meduno e della diga di Ponte Racli.
Queste due strutture impedirono all’acqua del fiume Meduna di proseguire per il suo percorso ed inondò una parte della valle fino al Lago di Redona, inghiottendo i tre paesini che si trovavano a metà strada tra la diga e il lago.
Essi furono sommersi e di conseguenza abbandonati dagli abitanti che trovarono nuova dimora a Redona Nuova o nelle grandi città approfittando dei soldi della liquidazione delle vecchie case (sottostimate). Di lì a poco i nomi Movara, Fluer e Redona Vecchia scomparvero dalle carte geografiche e vi rimasero solo i ricordi dei vecchi abitanti.
Oggi vi rimangono solo dei ruderi di tre case che resistono anno dopo anno.
Secondo una leggenda locale tra i resti delle costruzioni vaga il fantasma del prete del borgo Don Basilio, nato nel 1898 proprio a Movada, per difendere il borgo dall’erosione indotta dalle correnti del Meduna, preservandone la storia. Contro di lui però tramerebbe una strega malvagia, ansiosa di cancellare per sempre ogni ricordo del paese per punire i suoi abitanti del sostegno offerto a Don Basilio.
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ALLA PROSSIMA SCOPERTA DEI LAGHI DEL TRIVENETO
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